Il pass covid per tornare a viaggiare nell’Ue, manca solo l’accordo tra i 27

4 anni ago Tourism Manager 0

L’Ue presenta il pass Covid per tornare a viaggiare con tre alternative per dimostrare di poter viaggiare: essersi sottoposti alla vaccinazione, essere risultati negativi a un tampone, oppure essere guariti dal Covid-19 ed avere sviluppato gli anticorpi.

C’è, insomma, la possibilità di scegliere che strada percorrere per varcare le frontiere nazionali. Avere ricevuto il vaccino non sarà dunque un pre-requisito per viaggiare, elemento ritenuto chiave da più parti per evitare discriminazioni nei confronti di coloro che non avranno potuto vaccinarsi.

Se la proposta sarà approvata così com’è dai leader Ue nei prossimi mesi, i governi nazionali saranno obbligati a consentire l’ingresso e la libera circolazione di coloro che potranno esibire il pass. E questo varrà per tutti i vaccini approvati dall’Ema, ma non solo: anche gli altri antidoti sul mercato finora privi di autorizzazione europea, come lo Sputnik e il Sinovac, sono ammessi nel certificato, sarà poi facoltà delle autorità nazionali del Paese d’arrivo decidere se riconoscerne la validità.

Per rendere operativo il pass a giugno e salvare la stagione turistica servirà tuttavia trovare un accordo come sempre non scontato tra i Ventisette. Ad insistere sull’urgenza dello strumento sono soprattutto la Grecia e i Paesi il cui Pil dipende in modo preponderante dal turismo. E proprio Atene nei giorni scorsi ha deciso di anticipare i tempi, annunciando isole Covid-free e assicurando che dal 14 maggio tutte le persone in possesso di vaccino o tampone negativo potranno trascorrere li le proprie vacanze.

Una fuga in avanti seguita anche da Vienna, che ha fatto sapere che il suo certificato arriverà già ad aprile. Senza una strategia comune, il rischio è che si creino ‘corridoi sanitari’ turistici che sia Bruxelles che l’Italia vorrebbero scongiurare. “Spero che si possa arrivare a una sintesi comune perché nessuno abbia vantaggi competitivi a scapito di altri”, ha ammonito il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, ricordando che anche l’Italia ha “un’isola maggiore in zona bianca, la Sardegna”.

Per rassicurare anche i Paesi di partenza dei turisti più cauti sull’idea, come Germania e Francia, alcuni aspetti restano da chiarire. A partire dalla privacy, motivo di preoccupazione anche per l’Italia. I dati condivisi con il QR code sono ridotti all’essenziale, ha assicurato Bruxelles, precisando che riguardano la firma digitale dell’ente sanitario che ha eseguito la vaccinazione o dell’istituto che ha effettuato il tampone per garantirne la veridicità. Vi è poi da determinare la validità del certificato, che dipenderà dalle informazioni condivise.

Per l’avvenuta guarigione l’indicazione dell’Ue è di concedere una validità massima di 180 giorni, mentre la durata si riduce per la regolarità di un risultato negativo da tampone. Più complessa la questione sull’immunità data dai vaccini: nell’auspicio che il 70% dei cittadini riceva la sua dose entro l’estate, l’Ue attende dati certi. Sperando che il pass possa servire solo fino a quando l’Oms non dichiarerà chiusa la pandemia.

Fonte travelnostop.com/